martedì 13 novembre 2007
Chi tace può anche non acconsentire
Nell'ordine:
-F.C.:"Gli assalti alle caserme di carabinieri e polizia? Negli anni di piombo avremmo sparato subito e la seconda volta non l'avrebbero fatto".
- L. C.:"I tifosi che hanno assaltato le caserme? Hanno ragione".
Due poli d'imbecillità così, difficile trovarli anche ci si mette di buzzo buono..
giovedì 20 settembre 2007
venerdì 14 settembre 2007
FASSINO DAY
Massimo D'Alema, ministro degli Esteri: "È intollerabile aver pensato che Piero Fassino abbia posto il problema perché cerca un posto. Fassino non cerca lavoro, lungo è l'elenco delle cose importanti che potrà fare".
E sarebbero?
martedì 4 settembre 2007
QUESTUA MOLESTA
Bene.
Possiamo farci rientrare anche il contributo di 5 euro
chiesto per votare alle primarie del pd?
BUSH IN IRAQ
(...)
Ma di che cacchio di successi sta parlando?
lunedì 16 luglio 2007
venerdì 13 luglio 2007
QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DER PD
Nel futuro PD c’è la corrente popolare guidata da Fioroni; c’è il listone riformista di Fassino (cosa poi s’intenda con quest’etichetta… sembra la foglia di fico applicabile a qualunque cosa, ormai); c’è l’area dissidenti e puristi del vero pd, Arturo Parisi e Bordon; c’è il manifesto degli innovatori di Rutelli, collegato alla candidatura di Veltroni, cui aderiscono Polito e Binetti, Bobba e Realacci, ma anche Chiamparino e Cacciari che però – nello stesso tempo – presentano un progetto politico per il nord, il manifesto federalista, con Cofferati, Errani, Bresso, Burlando, Penati…
Tutto questo mentre il "Professore" rassicura gli elettori del futuro leader del pd, in una lettera-appello sul suo sito, sulla non univocità della candidatura walteriana...
Insomma, l’unico sensato, in questo bailamme prolifico di correntismi, mi pare il presidente della Regione Friuli, Riccardo Illy che dice: “Sono e resterò indipendente”. E intanto rilancia una sua piattaforma per il Nord: riduzione dell’imposizione fiscale sull’impresa, potenziamento delle infrastrutture, liberalizzazioni di utilities e servizi pubblici, riforma previdenziale che non si occupi solo delle casse dell’inps... "A' RICCA'... FACCE SOGNA'!".
mercoledì 4 luglio 2007
LA UNO O LA DUE?
scegliete voi.
Busta numero uno: sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, Di Pietro vota contro;
busta numero due: se Di Pietro vota contro, Mastella si dimette....
La uno o la due?
La risposta, il 15 luglio...
lunedì 2 luglio 2007
GERARCHIA DELL'INDIGNAZIONE
Scrive Battista “Come non insospettirsi per il silenzio pressoché totale che accompagna la sorte di padre Giancarlo Bossi, il missionario rapito nelle Filippine il 10 giugno scorso dopo aver celebrato messa? Come non pensare alla logica spietata dei due pesi e due misure di fronte a questa clamorosa disparità di trattamento con altri sequestrati e altri rapimenti che hanno giustamente conquistato per giorni e giorni il centro dell' attenzione politica italiana?”.
Condivisibile lo sdegno di Magdi Allam per “il vergognoso silenzio” calato sulla vicenda. Applaudo anche alla manifestazione del 4 luglio a piazza Santi Apostoli a Roma, (con partecipazione bipartisan), se può concorrere, in qualche misura, a riparare a questo silenzio. Eppure un sequestrato in casa lo avevamo, altrettanto ignorato, se non di più. In ostaggio per otto mesi, schiacciato in un ricovero di qualche metro quadrato, nella campagna sarda.
Nessuna fiaccolata a livello nazionale per Titti Pinna, nessuna campagna mediatica, se non qualche sparuto appello (uno del Pontefice) e un rapporto del Sisde che lo dipingeva già morto. E poi quella notizia della sua liberazione (lo scorso maggio), in fondo al giornale (pag. 23 o giù di lì). Fuor d’ogni campanilismo, forse anche l’indignazione s'attaglia a una precisa gerarchia?
domenica 17 giugno 2007
MULTICULTURALISMO CERCASI
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/07-06-17/03.spm
venerdì 15 giugno 2007
L'ULTIMA SUL GAY PRIDE
"Agli eventi culturali e sportivi".
Sì, certo.
giovedì 14 giugno 2007
MARINA TERRAGNI
Marina Terragni ci accoglie nel cuore del suo “focolare contemporaneo”. Una risacca di libri e giornali, ritagli ed inviti si frange sui piedi scalzi e abbronzati, in soggiorno. Il Labrador caramello disteso sul divano, la pentola che bolle sul fuoco, i panni che asciugano puliti. Questo, in fondo, l’apparato intimo e domestico della sua personale “controrivoluzione”, così ben dipanata nel suo ultimo libro “La scomparsa delle donne”, edito da Mondadori. L’assunto suona d’allarme: la donna non c’è più. La donna, quella vera, s’intende. A un certo punto l’emancipazione femminile ha sbattuto la coda di relazioni rotte, famiglie in pezzi e figli mai avuti, contro la solitudine e l’incomprensione in cui oggi galleggiano i rapporti. “Non c’è più quasi nessuna che voglia prendersi la briga d’essere donna”, scrive, “Siamo diventate tutti veri uomini”. Non solo nel lavoro, perfettamente cucito sulle misure maschili, anche nelle relazioni. “E’ da tempo che uomini e donne non stavano più così male tra loro”. Le donne, secondo Marina, sono farfalle intrappolane in retini maneggiati da maschi, la cui trama è fitta di regole fatte a loro somiglianza. A forza di sbattere le ali hanno finito per abituarcisi , mascolinizzando se stesse e le relazioni affettive. Contro queste donne - cyborg senza sesso, infilate nei kit virago di tailleur, ventiquattr’ore e orari impazziti - occorre opporre una “controrivoluzione” spruzzata di cura, accudimento, pazienza: in fondo, prerogative che scorrono da sempre sotto la pelle delle donne. “Oggi facciamo figli e ne deleghiamo la crescita a donne di altri paesi che fanno il lavoro che non vogliamo più fare, e che facevano le nostre mamme o nonne. Mentre noi lavoriamo con ritmi allergici alla vita. Che senso ha tutto questo?”, si chiede. Il ripensamento di questa condizione scuote ancora una volta le acque amniotiche della maternità. I figli, l’amore che si prende il suo spazio, la cura e l’accudimento sono la soluzione. Cioè tutto ciò che le donne, sedute sul treno dell’emancipazione (lanciato a gran velocità), hanno schiacciato nello sgabuzzino occidentale per far accomodare in soggiorno i diritti. Sempre di più. Quasi in un gran supermercato dove opportunità nuove occhieggiano dagli scaffali, in confezioni lucide, in un’inquietante forma di consumismo. “Fortunatamente, questa cultura in Sardegna e nel sud Italia ha radici più corte. La famiglia, il matrimonio conservano ancora traccia del loro dna originario”. E’ a queste donne che dobbiamo guardare per fermarci una spanna più in qua del precipizio? “Sì. In Sardegna, come nel sud, l’emancipazione ha mangiato polvere rispetto alle aree settentrionali. La forbice dei rapporti s’è meno divaricata. Se l’occidente è ormai divenuto – scippando un’espressione a un famoso sociologo – ‘il terzo mondo delle relazioni’, il sud e la Sardegna possono ancora insegnarci i codici del ‘primo mondo’. Ciò che più temo è la ‘nordizzazione’ della cultura mediterranea”. Donna che dà la vita, donna che la sottrae, sotto una muta di sangue e violenza tutta maschile. Come spiegarsi le donne di mafia in Sicilia (così ben illustrate nell’omonimo libro di Liliana Madeo), o il climax di potere muliebre di Maria Ausilia Piroddi, della cgl, o Grazia Marine, condannata a 25 anni di detenzione per il sequestro di Silvia Melis? “E’ quello che Sciascia chiamava ‘il focolare tirannico’. Anche il Times ne ha parlato, a proposito delle donne di al Qaeda. E’ il paradosso di femmine oppresse e dominatrici, che nel dominio della prole maschile rintracciano la loro moneta di scambio, il loro valore. Non credo che la soluzione sia l’empowerment, l’emancipazione, come alcuni suggeriscono. Sarebbe invece opportuno restituire alla loro natura di donne o madri una legittimità, un valore centrale”. Solo così si spezzerebbe questa catena di sangue, camuffata da rosario familiare. “Il momento è oggi – prosegue Marina – l’emancipazione è al suo climax e dobbiamo scegliere”. A tutti quegli uomini che intasano la sua posta, alla ricerca della donna, e del suo ritorno, Marina Terragni non può che rispondere “onorando la mia, di differenza”. In che modo? “Semplicemente, essendo donna”.
MACELLERIA MESSICANA
Speriamo non finisca come quella sull'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin....
giovedì 7 giugno 2007
SAF
E in Italia?
Le SDP (single deluse dalla politica), scolarizzate - busta paga sui 1000 euro mensili - precarie, informate, moderate consumatrici non sanno proprio per chi diavolo votare. O meglio, se andare a votare. L'unico volto sconosciuto femminile che si offre sul vassoio delle primizie politiche italiane è MVB, Michela Vittoria Brambilla.
Stando così le cose l'acronimo potrebbe trasformarsi in DS (Desperate singles). Inquietante l'assonanza con la sigla del partito più nella merda degli ultimi tempi...
martedì 22 maggio 2007
VITA MULTICULTURALE VENDESI
Lei è italiana, vive nella prima periferia milanese, dintorni di piazzale Maciachini, accanto a viale Jenner.
La conosco da 7 anni.
Al principio, tornava con tranquillità a casa, dopo il lavoro, anche coi mezzi. Poi, via via che gli anni passavano, ho colto il suo disagio sempre più pronunciato.
Nel suo palazzo, sette anni fa, vivevano solo italiani (mediamente cafoni, a dir la verità).
Adesso ha uno slavo sopra, un cinese sotto, un indiano come portiere (da me sperimentato: non capisce una sega d'italiano).
Questi girano a torso nudo, nel cortile del palazzo. E non fanno che gettare cicche (senza spegnerle) nel giardino fiorito. Le rose, adesso, sono bucate dalle sigarette.
I cinesi non parlano con gli slavi; gli slavi non parlano coi cinesi; l'indiano non parla l'italiano e gli italiani, in compenso, non parlano con gli altri inquilini italiani (ma questo c'è sempre stato, soprattutto a Milano).
La mia amica è alta un metro e 75, non è un fuscello, eppure, adesso, ha paura a slalomare le urine e i cocci di bottiglia di viale Jenner, che deve attraversare, per tornare a casa.
Un'altra sua amica - una che si fa un mazzo così a Bucarest (dico: Bucarest), per salvare i cani torturati da un'ordinanza di Basescu, e i cui interlocutori sono, solitamente, dei rom incazzati neri con la vita - le ha detto che adesso pure lei ha paura a girare da quelle parti. A Milano, nella città dov'è nata, una trentina d'anni fa.
Ora, dico: vi sembra un felice esempio di multiculturalismo? Vi sembra un paradigma vincente di integrazione?
A Milano ci sono 8 campi nomadi, 200 accampamenti abusivi. L'emergenza sociale ne esige la costruzione di altri.
La giunta Moratti ha chiesto un numero chiuso da istituire per l'accoglienza degli extracomunitari, avvalendosi dei poteri speciali concessi al prefetto, dopo il patto di stabilità sancito col governo.
L'opposizione di centro-sinistra, Majorino in testa, ha urlato al solito anacronistico complesso di razzismo che gli occidentali si sono trascinati dietro come un'ordalia e temono più dell'urina in viale Jenner o dei borseggi in centro.
La mia amica dice che stiamo attraversando un altro ricorso storico, in cui una nuova calata di unni sta planando direttamente nel cuore dell'impero (il nostro, contemporaneo), per sfasciarlo e impiantare un'altra fase storica.
Mi chiedo se non esageri. Mi chiedo se, in fondo, non sia evitabile.
Certo è che non è carino trovarsi in mezzo a questa fase di passaggio. Storicamente, intendo.
Tra l'urina degli islamici, e i cocci di vetro su cui galleggia ancora alcol, di viale Jenner.
DICO O NON DICO?
Er pasticciaccio dei Dico, ultima buccia scivolosa scappata al passo del governo, mi fa venire in mente uno di quei paesi, in piena guerra fredda, in cui si proiettavano solo pellicole favorevoli al regime, si bruciavano libri, si spedivano in campi di rieducazione le sinapsi che iniziavano a collegare gli eventi: tutto questo mentre là fuori, comunque, nel frattempo, il mondo andava avanti.
A questo punto, come il buon Eco, voglio anch’io emigrare in Francia,anche se c’è una legislatura di centro-sinistra.
VATICANO E PEDOFILIA
http://video.google.it/videoplay?docid=3237027119714361315
venerdì 18 maggio 2007
BASTA CON I FAVOLOSI ANNI 70
ecco, a tutti questi gentili signori che ora siedono dietro i banchi del parlamento, nella peggiore delle ipotesi, o dietro le scrivanie direzionali dei giornali, o negli studi televisivi, o in altri detestabili plessi della cosiddetta civile società, vorremmo dire che non ne possiamo più delle loro conventicole tutte-ammiccamenti di sudati ricordi, delle loro rievocazioni fintogiornalistiche, delle loro false apostasie o dei genuini ribaltoni.
Non vediamo l'ora, noi, quelli di due generazioni dopo, che la loro mammutica epoca s'estingua, e nello spazio della memoria di questo incartato paese sia lasciato ossigeno ad altri problemi, altrettanto non recenti, ma i cui effetti scontiamo ancora adesso.
Insomma, quando vi leverete dai coglioni?
KIT COSA?
mercoledì 16 maggio 2007
GINO STRADA: CONTRORDINE, COMPAGNI
è pronto a subentrare a Emergency nell'ospedale di Kabul, momentaneamente lasciato dal suo fondatore in segno di protesta contro il "sequestro" di Hanefi.
"La Fondazione San Raffaele subentrerà anche solo temporaneamente, sino alla risoluzione delle divergenze tra l'organizzazione e le autorità", si legge in una nota.
Chi glielo ha chiesto? Non è dato sapere...
Non solo. L'ospedale di Lashkar Gah potrebbe essere rilevato dalla Croce Rossa internazionale; mentre quello nella valle del Panshir è conteso tra le associazioni dell'Aga Khan e una Ong americana.
Insomma, la morale di questo bell'apologhetto, tutto italiano, è questa: io vado lì, mi faccio un mazzo tanto, mi ritaglio un pezzo di territorio, cucio oltre un milione e mezzo di talebani, civili, militari di tutti i colori, le nazionalità e le appartenenze religiose, mi chiamano dalla Farnesina per liberare un ostaggio, glielo riporto a casa, mi sequestrano il direttore del mio ospedale, nessuno alza il culo per sciogliere i cigolii delle diplomazie dei due paesi, in gesto di protesta mi ritiro temporaneamente, e che succede? Cattolici, filoFI, americani e la Croce rossa, che mi sta sulle palle più del fumo negli occhi, vengono e presidiano gli ospedali costruiti da ME...
Fossi in Gino Strada, a questo punto, mi sarei già fatto esplodere in aria. In segno di protesta, ça va sans dire...
martedì 15 maggio 2007
L'ORSO BERGAMASCO HA VENDUTO LA PELLE...
«Chi pensa di vederlo un giorno nel Pd si potrebbe sbagliare di grosso.
"E' composto da élites, lo facciano, valuterò. Ma sembra lontano dal mio modo di pensare, niente altro che la riproduzione dei vecchi partiti.
Se non si può pensare che un ex comunista diventi democristiano, come si fa a immaginare che uno con la mia storia diventi socialdemocratico a 64 anni?"».
TENETE BENE A MENTE QUESTE PAROLE.
Mi ricordano tanto qualcuno, laggiù, alle latitudini bolognesi....
ma, almeno, quello qualche sbavatura se l'è risparmiata rispetto allo "Sturzo liberista".
Ah! Cosa non fa una poltrona da componente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace...
mercoledì 9 maggio 2007
martedì 8 maggio 2007
lunedì 7 maggio 2007
IL "BLIND TRUST DAY " NO, VE PREGO
Ve prego, fingiamo d'essere in un paese civile e risparmiamoci almeno questa...
AAA SINISTRA CERCASI
E' morta la sinistra? E' ora di cantarne il De profundis?
Ci mancava Paul Ginsborg, l'ultimo ad averla depositata sull'altare
del revisionismo/riformismo postberlusconista...
W LA RÉPUBLIQUE
si è svegliata su una scommessa.
Ho qualche dubbio,
ma mi auguro che la vinca.
Per se stessa
e un po' anche per noi.
Piccolo pettegolezzo: in Francia si dice che Cécilia, per un periodo,
sia letteralmente scappata con Bush. Forse per questo la chiosa sugli Usa
del neo presidente eletto: “Possono contare sulla nostra amicizia, e ci avranno sempre al nostro fianco. Ma gli amici la possono pensare in modo diverso”???
venerdì 4 maggio 2007
INFIDEL - AYAAN HIRSI ALI
giovedì 3 maggio 2007
TELETERRORISTI
E’ terrorista uno che suona i citofoni? Davvero è a questo punto la nostra democrazia? L’irresponsabilità sociale di esternare le proprie opinioni in un delicato passaggio di tensione spetta alla discrezione di ciascun individuo.
Forse Andrea Rivera non l’ha avuta, ma mi piacerebbe pensare di svegliarmi in un paese in cui un individuo (chiunque esso sia) sia libero di esprimere critiche, anche se non condivisibili.
D’altronde mi pare che l’intera nostra classe politica s’esibisca quotidie in questo raffinato esercizio e non ho visto risacche di tale portata tornare indietro su di essa…..lunedì 30 aprile 2007
PARIS C'EST MOI
Tre giorni di primavera, calda, e sole.
Meraviglioso clima preballottaggio, terrazze di verde perfino sui tetti dei centri commerciali, affiches elettorali presenti, ma non invadenti, e quasi solo su Ségo.
Non ho trovato nessuno che avesse votato (o intendesse farlo) Sarkozy.
Solo uno, d'origine marocchina, sui 35 anni, mi ha detto che attendeva le "debat" di mercoledì 2 maggio per scegliere.
E molti altri hanno confermato che l'appuntamento è decisivo, così come lo è stato nelle precedenti elezioni presidenziali. Come quella del '95, in cui Chirac, al secondo turno, batté Jospin con il 52,6 per cento.
Meravigliosa Parigi, dove i cellulari non squillano, le coppie sono miste, i bambini di tutte le razze, i parchi luoghi in cui nessuno si sente autorizzato a disturbarti, mentre leggi il giornale, solo perché sei una ragazza, e sei sola.
Parigi, dove spendere un pomeriggio intero in un café, col naso dentro un libro, non è reato.
Dove le file si rispettano in sobrietà, la metropolitana raggiunge ogni arrondissement, e nei negozi ti accolgono con un sorriso, anche se non sei francese.
Parigi dove nel cuore del quartiere ebraico di Marais gli omosessuali camminano per mano, per la strada, o si baciano, senza altrui isterismi.
Parigi dove le ragazze sono tutte belle e diverse, e passeggiano per la strada con mazzi di fiori tra le mani, e una scia di allure dietro di loro..
E poi, volati via, il consueto squallore tutto italiano, una ratatouille di arruffianamento e paraculismi, maschilismo e "tutto se po' fa'", antimeritocrazia, ignoranza &arroganza, dove la mafia è una compressa che si sciogle rapida e non ne rimane traccia, ma è già scesa in tutto l'organismo. E i posti di lavoro, solo camere di decompressione per psicosi collettive..
Vive Paris, vive la France (et la révolution!)!
lunedì 23 aprile 2007
LAURA PUPPATO & RIFIUTI
IL RISCATTO DELLA TAGLIA 38...
MAGRE CERTEZZE
E se il mortale dilagare dell’anoressia non fosse così dilagante? Ecco
gli studi che smentiscono l’allarmismo (dilagante) di stilisti e ministri
http://www.ilfoglio.it/pdfdwl/11716400_9.pdf
ENZONE NOSTRO
Lo so, lo so. Sa di melodramma.
Lo so, gli animi cinici si scioglieranno,
ma sotto l'acido caustico,
non certamente dentro sentimentalismi.
Lo so, è un po' come quei nonni rompicoioni
che parlano sempre della guerra...
Eppure, devo dirlo.
Vederlo così, curvo sotto i suoi 87 anni,
con la voce rotta, a parlare di "incidente tecnico"
dietro le lenti gigantesche, con lo sguardo rivolto sempre al passato,
beh, un certo effetto lo ha fatto.
Dai, Enzone, che sei tornato!!!
martedì 17 aprile 2007
venerdì 13 aprile 2007
giovedì 12 aprile 2007
SCELLI "NO"
Pure Scelli no,
ve prego.
mercoledì 11 aprile 2007
BUFERA MASTROGIACOMO
Ma che razza di paese è quello in cui non si riescono a lavare i panni in casa propria, ma è necessario stenderli lordi alla “Camera” in un’interrogazione parlamentare per chiedere la testa del governo e farsi materia di celia per il resto d’Europa?
Un sequestro è un sequestro. E come tale, piega necessariamente la testa al "segreto" ad esso connaturato. Trattative celate, passaggi di denaro, accordi bilaterali, spesso proprio in quella “zona grigia” che è divenuto tanto di moda citare.
In questo, nel caso Mastrogiacomo come in quello di Abu Omar, è la responsabilità di politica e magistratura ad aver sgretolato credibilità e autorevolezza del nostro apparato d’intelligence.
Come cittadino non sono tenuto a sapere né i contatti, né le modalità d’agire dei servizi segreti del mio paese. Neppure se rapiscono per strada un imam.
Nomi, fatti, relazioni devono rimanere RISERVATI. E non essere sezionati sotto la lente giudiziaria o il dissenso politico. L'avvocatura di Stato, nel caso Abu Omar, parla di "rischio concreto di ostracismo informativo " cui sono esposti i Servizi italiani dopo la divulgazione dei risultati istruttori.
Nessun ostaggio – se non in eccezionali casi – è scivolato via dalle mani dei suoi sequestratori senza una ragionevole contropartita. Tutti noi lo sappiamo, anche quando ci dicono che non è stato pagato alcun riscatto. Tutti noi fingiamo di non sapere. La scelta politica di questo governo, quella d’affidare quel delicato passaggio nelle mani di Emergency, seppur accondiscendendo alle sue condizioni, è una scelta. Punto. Nella precedente legislatura, sotto Berlusconi, altri sei ostaggi sono tornati a casa. Qualcuno ha sostenuto che il profilo Letta sia stato più callido ed efficiente. Forse, anche se non esente da qualche drammatico incidente (vedi Calipari). Credo però che non si possa imputare l’inopportunità di una scelta a posteriori. Ognuno attua il proprio libero arbitrio. In questo caso, di mezzo c’era Gino Strada. Nell’ingarbugliato pasticcio di responsabilità che ne è seguito, nelle dita corrive puntate su questo (italiano) o quel governo (afghano), su questo o quel colpevole, non si dimentichi che si tratta con uomini, i talebani, cui il profilo morale non richiede né il rispetto dei patti, né il mantenimento della parola data. Al contrario, il peso specifico di ogni loro azione (vedi la decapitazione del povero Adjmal) può giocare favore alla loro causa, così come alle loro motivazioni. Rovesciare la responsabilità su un governo, agli occhi della sua popolazione, ad esempio. Quando si punta il dito su Karzai o su Prodi, su Gino Strada o sui servizi segreti afghani, non si dovrebbe dimenticarlo.
venerdì 6 aprile 2007
TELECENTRISTI
Per Casini la regola è una sola: Telecom vada a chi la paga cash
Il Foglio, 06/04/07
http://www.ilfoglio.it/pdfdwl/11580400_4.pdf
RAGAZZO SUICIDA
Terribile.
martedì 3 aprile 2007
DI NUOVO MALINDI
(Flavio Briatore)
lunedì 2 aprile 2007
BAGNASCO VS TETTAMANZI
Anche a quelli che non credono.
Parola d’incoraggiamento.
Noi, di espressioni simili, senza cipigli cardinalizi, senza bacchettamenti, senza reprimenda,
non ne sentivamo da tempo, dai vertici delle gerarchie ecclesiastiche.
E neanche queste: “So bene che oggi per un giovane non è facile guardare al proprio futuro, che le statistiche dicono che uscite di casa dopo i trent’anni, che il contesto economico e le prospettive di lavoro non vi aiutano”, ma “Abbiate il coraggio di sognare! Non accontentatevi di piccole storie. Non rassegnatevi a relazioni di basso profilo, non mendicate affetti per riempire solitudini».
Forse qualcuno, nei dintorni della Cei o giù di lì, dovrebbe venire a farsi un giro a Milano. Da Dionigi.
TESTIMONIALS FAMILY DAY
Bergamasco doc, prima operaio poi sindacalista, ora anche membro del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace si definisce un «cristiano gaudente, perché per me è gioia: non disprezzo il cilicio, preferisco portare il sorriso».
Sorriso che lo accompagnerà a Roma, al family day, il 12 maggio, portavoce nazionale insieme a Eugenia Roccella.
“La scelta – si legge sul sito del Sir (servizio informazione religiosa) – è caduta su due personalità provenienti dalla società civile, dotate di un profilo di autonomia rispetto alle stanze della politica e soprattutto in grado di tradurre sotto il profilo culturale e sociale l’ispirazione del manifesto: affermare l’insostituibilità della famiglia fondata sul matrimonio e aperta a un’ordinata generazione, secondo il dettato costituzionale; opporsi ad ogni tentativo di indebolire la famiglia sotto il profilo sociale, culturale o legislativo; promuovere incisive politiche sociali a favore della famiglia; aprire spazi al soddisfacimento dei bisogni delle persone conviventi solo attraverso la libertà contrattuale ed eventuali ritocchi al Codice Civile”.
Sinceramente, non immaginavo che la Bindi fosse più a sinistra di Pezzotta.
A questo punto, al prossimo gay pride, vogliamo Luca Cordero di Montezemolo e Sandro Bondi.
mercoledì 28 marzo 2007
LETTERA A REPUBBLICA
Attendiamo con ansia lettera a Rep
del trans flashato da Scarfone.
MOLLICA
ha appena tacciato il blog di velleitarismi alla Panebianco.
Al simpatico epiteto di "Mollica" ha ritenuto opportuno aggiungere la lusinghiera locuzione di "piccoli editorialisti crescono".
Si accettano suggerimenti (se è possibile meno ingiuriosi)
FATTORE C
Effetti della potente portata del fattore "C" .
Anche se Turigliatto e Rossi, anche se Jannuzzi, anche se Casini, anche se i senatori a vita...
"Accidenti quanti se, cribbio", direbbe Bellintani...
ecchissenefrega dell'insufficienza politica, dei colloqui al Colle, dei rimpasti dell'ultimo minuto...
Fattore "C": veni, vidi, vici
martedì 27 marzo 2007
MASTELLA VS WOODCOCK
"Csm pronto a trasferire da Potenza quattro magistrati".
Secondo il nuovo ordinamento giudiziario (la riforma Castelli, in parte validata da Mastella), "davanti a eventuali comportamenti attribuiti alla colpa del magistrato è la sezione disciplinare del Csm a dover intervenire su iniziativa del procuratore generale della cassazione o DEL GUARDASIGILLI (cioè Mastella)".
Ora, per farla semplice, qualcuno vorrebbe spostare il pm Woodcock da Potenza.
Ma a far scattare il trasferimento cautelare può essere il Ministro della Giustizia (una volta consegnato il report degli ispettori ministeriali del dr. Miller).
Quello stesso Mastella che rumors identificano come l'uomo sullo yacht con coca e travoni, di uno spezzone d'inchiesta. Ora, d'accordo che bisogna essere garantisti (e io non lo sono),
ma chi controlla il controllore?
DECRETO DI RIFINANZIAMENTO/2
Mentre il provvedimento viene votato al Senato, in questo momento, mi sembrano tre le fondamentali contraddizioni su cui è scivolato il centro-destra (più destra, che centro).
Primo. Perché negare il voto al Senato a quello stesso decreto che è appena stato votato (anche da loro) alla Camera?
Due. Nella scorsa legislatura fu detto che il contingente italiano operava in regime e con intento di pace (in Iraq, soprattutto). Dunque fu votata una missione di pace. Ma se si chiede il potenziamento delle milizie, in ordine di numero e dotazioni (si dice "per difesa" e per "l'intervento di mutate condizioni interne al territorio in cui si opera"), se si esige un "ritocco" alle regole d'ingaggio e ai caveat previsti dall'Onu, la missione, vien da sè, di pace non si può più considerare. E, allora, perché votarla, se nel precedente governo si berciava che mai si sarebbe autorizzato il rifinanziamento di un contingente, inviato con l'intento di guerra ?
Tre. Se si vogliono i nostri militari nei territori sotto l'egida di Onu e Nato, perché bocciare col proprio voto l'intero decreto, condannando le milizie al ritiro dagli stessi territori?
RUTELLI INEDITO
E pure con la Bindi, e - mi duole ammetterlo - la Melandri.
Dicevo, sono d'accordo con Rutellone che oggi, inaspettatamente, sul Family day ha detto:
"Chi ha una responsabilità governativa deve ascoltare le voci della piazza e non contribuire a formarle. Credo che i ministri non debbano andare a fare manifestazioni in piazza".
Ecco. L'aveva detto anche Cacciari, qualche settimana prima, a proposito del Corteo pro Dico a Roma.
L'avevo detto pure io, forse prima, a un mio collega che, evidentemente, non m'aveva preso granché sul serio (un po' come fa sempre).
MASTELLA & FAMILY
Cartellone dell'Azione universitaria
e collettivo trans-lesbo-gay
la Sapienza di Roma
DECRETO DI RIFINANZIAMENTO
Ma non era una missione di pace?
lunedì 26 marzo 2007
SILVIA
Questa ragazza ne farà di strada.
Altro che Melissa Theuriau!
http://tv.repubblica.it/home_page.php?ref=hphead1
GIORGIA
Nonno Muster non sarebbe d'accordo.
Ecco, quando ci penso, a tutto questo vorrei staccare il tubo.
MASTROGIACOMO, GINO E LE CARAMELLE
E poi, diosanto, con cosa cazzo dovevano scambiarlo, questo giornalista, con un pacchetto di caramelle?
CLEMENTE & LELE
Era quel gay del mio parrucchiere di Ceppaloni.
Clemente dixit
LETIZIA A MILANO
I comitati di quartiere da Palazzo Marino alle 17.30.
L'osservatorio di Milano da piazza della Scala alle 17.
Prima, in piazza duomo, una ragazza-manifesto mi ha consegnato un volantino su un corteo.
Peccato che non si capisca di quale diavolo di manifestazione si tratti.
Ma è possibile che se Letizia si vuole prendere una piazza, una sera, devono romperle i coglioni altre 18 associazioni di sinistra? Un appello: la piazza è pure loro. Lasciamogliela, per una sera, e non confondiamoci. Lasciamogli pure il family day. In fondo, il momento di gloria gay lo abbiamo già avuto. Ognuno si prenda la piazza sua. In giorni diversi. Il popolo suo, le sue bandiere, Non è meglio?