venerdì 4 maggio 2007

INFIDEL - AYAAN HIRSI ALI

E' un libro magnifico.
Di una ribelle, e di qualsiasi ribelle su questo pianeta.

C'è dentro tutto. C'è l'amore per la vita, ma non qualunque essa sia.
La vita di donna libera, in un paese democratico.

Non è politicamente corretto stabilire gerarchie culturali. Ayaan lo fa.
Le attraversa tutte, le possibili declinazioni culturali. E prende una decisione che le costa una vita in costante stato d'assedio. Ma non importa. Quando dice: "Vale la pena battersi per le libertà di cui ho beneficiato negli ultimi quattordici anni. Le conosco da soli quattordici anni. E forse è proprio per questo che mi appassiono più delle persone che ci sono nate”, è sincera, quasi cartesiana nella limpidezza di pensiero.

Timothy Garton Ash e Ian Buruma l'hanno accusata di “fondamentalismo illuminista”.

Poco importa. Lei va avanti, procede in quella che è già una vittoria. La sua vittoria, la vittoria di tutte le battaglie per i diritti umani. Chiunque le conduca, in qualunque paese.

Questo libro mi ha segnato.
Anne Applebaum ha scritto sul Washington Post che è unico al mondo. E' vero.

Lo sa Ayaan, e lo sa ciascuna ragazza che si è ribellata a qualcosa, su questo pianeta.
Penso che "Infidel" sia un po' anche di tutte queste donne.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Le donne terrorizzano. E non solo gli islamici. Hanno la straordinaria possibilità di istituire famiglie e trasmettere la loro proprietà e la loro cultura a figli certi. Lo diceva Engels nell’Origine dello stato della famiglia e della proprietà privata ed è difficile smentirlo. Per trasmettere proprietà e cultura in linea paterna a figli loro, più o meno certi, gli uomini hanno dovuto escogitare sistemi laboriosi per chiudere le donne in casa, fisicamente e metaforicamente. I modi sono stati e sono tutt’ora più o meno efficaci, più o meno rigidi. Gli uomini descritti nell’Infedele ce la mettono davvero tutta per fare accettare alla società la “mutilazione” dell’emarginazione della componente femminile. Si sono inventati che mutilare la femminilità in senso culturale, sociale e fisico è sacrosanto perché così Dio vuole. È il vecchio trucchetto, ben conosciuto da tutte le religioni, Cristianesimo compreso. La gabbia mentale diventa gabbia fisica, sia essa la casa o il velo, ma arriva a ledere anche il corpo.
Mutilando i genitali cercano di rendere la sessualità femminile, già stretta in un vincolo coniugale spesso insopportabile, il meno gradevole possibile, il meno esplosiva possibile. Ciò ha anche un altro vantaggio: asportando il clitoride, appendice erettile, rendono le donne ancora più diverse dai maschi, più “altre” e, quindi, ancora meno accreditate a meritare i privilegi di cui godono i maschi. Ma le donne continuano a far paura perché, come tutte le cose rimosse, diventano tabù e i tabù amplificano il terrore. E più gli uomini hanno paura, più cercano di annullare la causa della loro inquietudine. Stiamo attenti tutti. Anche noi occidentali. E non solo perché le donne islamiche ingabbiate sono intorno a noi. Ma perché le donne sono donne e, in quanto tali, hanno fatto paura in Occidente per millenni e tutt’ora la fanno. Si assiste anche da noi a una recrudescenza del vecchio tentativo di metterle in un angolo e gli strumenti, forse meno eclatanti, non sono poi così diversi… Non sonnecchiamo, assopire le coscienze è un processo lungo. Ma quando ci si sveglia, ci si ritrova già addormentati.