Don Luigi Verzè, sì, proprio quello, l'amico di Silvio Berlusconi, quello che definì l'ex premier «un dono di Dio all'Italia»; lui, l'amico di Craxi e Cacciari, quello che schierò parte del suo Dibit (il più grande istituto di ricerca italiano del San Raffaele di Milano) contro il referendum sulla fecondazione assistita; lui, insomma,
è pronto a subentrare a Emergency nell'ospedale di Kabul, momentaneamente lasciato dal suo fondatore in segno di protesta contro il "sequestro" di Hanefi.
"La Fondazione San Raffaele subentrerà anche solo temporaneamente, sino alla risoluzione delle divergenze tra l'organizzazione e le autorità", si legge in una nota.
Chi glielo ha chiesto? Non è dato sapere...
Non solo. L'ospedale di Lashkar Gah potrebbe essere rilevato dalla Croce Rossa internazionale; mentre quello nella valle del Panshir è conteso tra le associazioni dell'Aga Khan e una Ong americana.
Insomma, la morale di questo bell'apologhetto, tutto italiano, è questa: io vado lì, mi faccio un mazzo tanto, mi ritaglio un pezzo di territorio, cucio oltre un milione e mezzo di talebani, civili, militari di tutti i colori, le nazionalità e le appartenenze religiose, mi chiamano dalla Farnesina per liberare un ostaggio, glielo riporto a casa, mi sequestrano il direttore del mio ospedale, nessuno alza il culo per sciogliere i cigolii delle diplomazie dei due paesi, in gesto di protesta mi ritiro temporaneamente, e che succede? Cattolici, filoFI, americani e la Croce rossa, che mi sta sulle palle più del fumo negli occhi, vengono e presidiano gli ospedali costruiti da ME...
Fossi in Gino Strada, a questo punto, mi sarei già fatto esplodere in aria. In segno di protesta, ça va sans dire...
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