Sul sito di Savino Pezzotta si legge: «Non è più possibile mentire per la maggioranza. Cerchino una maggioranza variabile per varare una seria politica per la famiglia». E ancora: «Non so loro, ma a me di fare sempre la foglia di fico non va. Un politico ha sempre il dovere di cercare soluzioni ai problemi, ma ci sono cose che non sono mediabili all'infinito. E il disegno che sta dietro ai Dico è una di queste».
Bergamasco doc, prima operaio poi sindacalista, ora anche membro del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace si definisce un «cristiano gaudente, perché per me è gioia: non disprezzo il cilicio, preferisco portare il sorriso».
Sorriso che lo accompagnerà a Roma, al family day, il 12 maggio, portavoce nazionale insieme a Eugenia Roccella.
“La scelta – si legge sul sito del Sir (servizio informazione religiosa) – è caduta su due personalità provenienti dalla società civile, dotate di un profilo di autonomia rispetto alle stanze della politica e soprattutto in grado di tradurre sotto il profilo culturale e sociale l’ispirazione del manifesto: affermare l’insostituibilità della famiglia fondata sul matrimonio e aperta a un’ordinata generazione, secondo il dettato costituzionale; opporsi ad ogni tentativo di indebolire la famiglia sotto il profilo sociale, culturale o legislativo; promuovere incisive politiche sociali a favore della famiglia; aprire spazi al soddisfacimento dei bisogni delle persone conviventi solo attraverso la libertà contrattuale ed eventuali ritocchi al Codice Civile”.
Sinceramente, non immaginavo che la Bindi fosse più a sinistra di Pezzotta.
A questo punto, al prossimo gay pride, vogliamo Luca Cordero di Montezemolo e Sandro Bondi.
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