mercoledì 11 aprile 2007

BUFERA MASTROGIACOMO

Ma che razza di paese è quello in cui non si riescono a lavare i panni in casa propria, ma è necessario stenderli lordi alla “Camera” in un’interrogazione parlamentare per chiedere la testa del governo e farsi materia di celia per il resto d’Europa?
Un sequestro è un sequestro. E come tale, piega necessariamente la testa al "segreto" ad esso connaturato. Trattative celate, passaggi di denaro, accordi bilaterali, spesso proprio in quella “zona grigia” che è
divenuto tanto di moda citare.
In questo, nel caso Mastrogiacomo come in quello di Abu Omar, è la responsabilità di politica e magistratura ad aver sgretolato credibilità e autorevolezza del nostro apparato d’intelligence.
Come cittadino non sono tenuto a sapere né i contatti, né le modalità d’agire dei servizi segreti del mio paese. Neppure se rapiscono per strada un imam.
Nomi, fatti, relazioni devono rimanere RISERVATI. E non essere sezionati sotto la lente giudiziaria o il dissenso politico. L'avvocatura di Stato, nel caso Abu Omar, parla di "rischio concreto di ostracismo informativo " cui sono esposti i Servizi italiani dopo la divulgazione dei risultati istruttori.
Nessun ostaggio – se non in eccezionali casi – è scivolato via dalle mani dei suoi sequestratori senza una ragionevole contropartita. Tutti noi lo sappiamo, anche quando ci dicono che non è stato pagato alcun riscatto. Tutti noi fingiamo di non sapere. La scelta politica di questo governo, quella d’affidare quel delicato passaggio nelle mani di Emergency, seppur accondiscendendo alle sue condizioni, è una scelta. Punto. Nella precedente legislatura, sotto Berlusconi, altri sei ostaggi sono tornati a casa. Qualcuno ha sostenuto che il profilo Letta sia stato più callido ed efficiente.
Forse, anche se non esente da qualche drammatico incidente (vedi Calipari). Credo però che non si possa imputare l’inopportunità di una scelta a posteriori. Ognuno attua il proprio libero arbitrio. In questo caso, di mezzo c’era Gino Strada. Nell’ingarbugliato pasticcio di responsabilità che ne è seguito, nelle dita corrive puntate su questo (italiano) o quel governo (afghano), su questo o quel colpevole, non si dimentichi che si tratta con uomini, i talebani, cui il profilo morale non richiede né il rispetto dei patti, né il mantenimento della parola data. Al contrario, il peso specifico di ogni loro azione (vedi la decapitazione del povero Adjmal) può giocare favore alla loro causa, così come alle loro motivazioni. Rovesciare la responsabilità su un governo, agli occhi della sua popolazione, ad esempio. Quando si punta il dito su Karzai o su Prodi, su Gino Strada o sui servizi segreti afghani, non si dovrebbe dimenticarlo.

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