Mentre l’arcivescovo di Genova Bagnasco s’impantanava nel pasticciaccio di dichiarazioni poco avvedute (poi smentite) sull’equivalenza tra Dico e incesto-barra-pedofilia, quello di Milano, Tettamanzi, davanti alla folla di giovani riuniti in Duomo per la tradizionale veglia in Traditione Simboli, diceva: “Un desiderio che porto nel cuore è quello di scrivere una lettera a tutti i giovani, anche a quelli che non credono o non frequentano più le nostre comunità cristiane, per affidare a ciascuno una parola di incoraggiamento”.
Anche a quelli che non credono.
Parola d’incoraggiamento.
Noi, di espressioni simili, senza cipigli cardinalizi, senza bacchettamenti, senza reprimenda,
non ne sentivamo da tempo, dai vertici delle gerarchie ecclesiastiche.
E neanche queste: “So bene che oggi per un giovane non è facile guardare al proprio futuro, che le statistiche dicono che uscite di casa dopo i trent’anni, che il contesto economico e le prospettive di lavoro non vi aiutano”, ma “Abbiate il coraggio di sognare! Non accontentatevi di piccole storie. Non rassegnatevi a relazioni di basso profilo, non mendicate affetti per riempire solitudini».
Forse qualcuno, nei dintorni della Cei o giù di lì, dovrebbe venire a farsi un giro a Milano. Da Dionigi.
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